Shiva

Śiva (devanāgarī शिव; adattato con grafia inglese in Shiva, in italiano anche Siva[1]), è una divinità maschile post-vedica erede diretta della divinità pre-aria, successivamente ripresa anche nei Veda, indicata con i nomi di Paśupati e Rudra. Fondamento, a partire dall’epoca Gupta, di sette mistiche a lui dedicate Śiva è divenuto, in età moderna, uno dei culti principali dell’Induismo.

Scultura in terracotta e Green Stuff dipinta con acrilici.

MATERIALE:
TerracottaGreen Stuff e colori acrilici a pennello ed aerografo.

DIMENSIONI:
diametro cm 70– altezza cm 50

AUTORE:
Max Schiavetta

NOTE:
Base girevole in legno tinto noce.

Categoria:

Descrizione

  • Il colore della pelle

La pelle di Śiva è di un bianco brillante, al contrario di Viṣṇu che è invece scuro di pelle. Secondo il pandit Giridhara Śarmā Chaturvedi[28], Śiva è bianco perché il bianco è tutti i colori in un insieme indifferenziato.

  • I capelli

Caratteristica pressoché costante nelle raffigurazioni di Śiva sono i capelli arruffati e raccolti in una crocchia sulla testa. Essi rappresentano Vāyu, dio del vento.[28]

  • I tre occhi

Śiva tra le sopracciglia possiede il terzo occhio, l’occhio della saggezza e dell’onniscienza in grado di vedere al di là della comune visione.

Un episodio del Mahābhārata narra che una volta Pārvāti, la bella figlia della montagna, arrivò dietro Śiva e per gioco gli bendò gli occhi: il mondo si oscurò del tutto e la vita si sospese. Fu così che nella fronte di Dio apparve il terzo occhio e l’oscurità sparì. Il terzo occhio è, quindi, anche l’occhio della trascendenza, e in quanto tale è rivolto verso l’interno. Ma quest’occhio è anche quello con cui Śiva annienta periodicamente l’universo. Ed è con questo occhio che Egli ridusse in cenere Kāma, dio dell’erotismo, o incenerì una delle cinque teste di Brahma.[28][58]

I tre occhi rappresentano le tre sorgenti di luce nel cosmo: il sole, la luna, il fuoco. Con questi tre occhi Śiva vede passato, presente e futuro (Mahābhārata X, 1253).[28]

  • Il tridente

Con una mano Śiva regge il triṣūla, un’arma molto simile al tridente, nel quale i rebbi laterali sono incurvati e in genere il rebbio centrale è di lunghezza maggiore. Come simbolo può avere varie interpretazioni. Le tre punte rappresentano i tre guṇa, le tre tendenze fondamentali che agiscono di continuo nel cosmo: la tendenza aggregante (sattva), la disintegrante (tamas) e quella equilibratrice (rajas), e quindi le tre funzioni di Dio: preservatrice, distruttrice e creatrice.[28]

Ma il tridente ha anche un significato più immediato, quello dell’arma in sé: nel Mahābhārata è proprio col tridente che Śiva annienta il re Māndhātar e il suo esercito.[28]

  • Il serpente

Attorno al collo Śiva porta un serpente, così come alle volte un serpente è raffigurato arrotolato attorno al liṅga. Il serpente è simbolo dell’energia latente presente nell’individuo, la kuṇḍalinī, immaginata arrotolata alla base della colonna vertebrale, fonte di potenza sessuale e mentale.[28]

  • Il Gange

In molte raffigurazioni Śiva è mostrato mentre dai suoi capelli intricati (jatā), o da un volto nella sua chioma raccolta, sgorga un gettito che dà luogo a un corso d’acqua: è il Gange, fiume sacro nei culti hindu, le cui acque, che vengono dunque dal dio, hanno un effetto purificatore.

Nel terzo libro del Mahābhārata si narra di come Egli abbia salvato la terra, frenando con la propria testa l’impatto del fiume che è considerato discendere dal cielo: è questo il motivo della raffigurazione classica del Dio col fiume che gli sgorga dal capo.[20]

  • Le pelli di animale

Usualmente Śiva è raffigurato portare con sé pelli di animali, quali la tigre, l’elefante o anche il leone, l’antilope nera[20]. La tigre è, simbolicamente, il veicolo col quale l’energia si manifesta nella Natura: Śiva non è influenzabile da questo potere: questo è il significato della pelle dell’animale mostrato come trofeo.[28]

  • Le ceneri sacre

Quando Śiva annienta l’universo, sono solo ceneri quelle che gli restano intorno, con queste ceneri egli si copre il corpo. L’operazione di cospargersi il corpo o parti di questo con ceneri sacre (vibhūti) è un’operazione rituale dei devoti a Śiva.[28] Spesso quest’operazione è ridotta simbolicamente a tracciare tre linee orizzontali (tripundra) sulla fronte con ceneri o polveri.

Śiva stesso è alle volte raffigurato con sulla fronte il tripundra.

  • Il crescente di luna

Sulla fronte Śiva porta un crescente di luna, raffigurante la luna del quinto giorno (panchami). Esso rappresenta il potere del soma, l’offerta sacrificale di cui si parla nei Veda, ad indicare che egli possiede sia il potere di procreazione, sia quello di distruzione. La luna è anche simbolo della misurazione del tempo; il crescente dunque simboleggia il controllo di Śiva sul tempo.[28]

  • Il tamburo

In una mano Śiva tiene il tamburo (ḍamaru), origine della parola universale  (AUM), ovvero la fonte di tutte le lingue e di tutte le espressioni, nonché simbolo del suono stesso e della creazione[59]. Il tamburo ha forma di clessidra, ricorda la forma di due triangoli con le punte in contatto, estremo che rappresenta il bindu, quel punto limite che nella cosmologia induista è l’origine dei ritmi del cosmo.[28]

Fasi di lavorazione